03-12-2025
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Salute
La Distorsione della Caviglia: come riabilitarla correttamente ed evitare il dolore cronico
Dott. Gioele Di Bartolomeo
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La distorsione della caviglia è uno dei traumi muscolo-scheletrici più comuni, specialmente tra gli sportivi. È particolarmente frequente in attività come pallavolo, basket, calcio e corsa di resistenza. Colpisce tipicamente per un movimento improvviso di inversione o eversione che sollecita eccessivamente i legamenti laterali. Fino al 70 % delle persone non segue un percorso riabilitativo completo e rischia di sviluppare recidive ed instabilità cronica di caviglia (CAI).
L'importanza della valutazione iniziale della distorsione
Ancora oggi la classificazione in gradi I, II e III (lesione lieve, moderata o grave delle strutture legamentose) rimane il punto di partenza; tuttavia, si affiancano strumenti decisionali più moderni. Le Ottawa Ankle Rules, ad esempio, aiutano a stabilire se sia necessario ricorrere a radiografie, riducendo esami inutili senza perdere fratture clinicamente rilevanti. Il fisioterapista, già nella fase acuta, esegue test di carico e piccoli test funzionali (per esempio il semplice cammino su pochi passi o il cassetto anteriore) che orientano subito il programma e il tipo di supporto da indossare.
Riabilitazione in base al grado di distorsione
Grado I (distorsione lieve):
Nelle prime 48 ore non si parla più di protocollo PRICE ma di PEACE & LOVE:
- Protection (Protezione)
- Elevation (Elevazione)
- Avoid anti-inflammatories (No antinfiammatori)
- Compression (Compressione elastica)
- Education (Spiegare tempi e obiettivi)
- LOVE: Load progressivo guidato, Ottimismo, attivazione Vascolare (bicicletta, nuoto), Esercizio terapeutico.
Questa gestione precoce, guidata dal fisioterapista, consente in genere di tornare alla vita di tutti i giorni in una o due settimane. In genere, con questi trattamenti il gonfiore si riduce entro pochi giorni.
Grado II (distorsione moderata):
Oggi la letteratura è chiara: un trattamento funzionale (tutore semi-rigido rimovibile, mobilizzazione precoce ed esercizi controllati) garantisce rientro più rapido e meno rigidità rispetto all’immobilizzazione prolungata in gesso. Il tutore viene mantenuto 10-14 giorni, ma già entro la prima settimana il fisioterapista introduce movimento passivo in sicurezza e, a seguire, esercizi elastici, rinforzo dei muscoli peronei e progressioni di equilibrio. Qui la terapia fisica come Tecar e Laser (LHF) può essere molto utile nella riduzione dell’edema e del dolore. Il lavoro continuativo dura in media un mese, con follow-up settimanali per adattare l’intensità.
Grado III (distorsione grave):
Quando i test clinici o la diagnostica per immagini confermano una rottura legamentosa completa, si inizia con 10-14 giorni di immobilizzazione in stivaletto; poi si passa, comunque, a un tutore funzionale per consentire il carico protetto. In parallelo parte una fisioterapia “intensiva”: mobilizzazioni articolari talo-crurali, rinforzo progressivo, esercizi pliometrici e, nelle fasi avanzate, simulazione del gesto atletico. Il percorso dura almeno otto settimane e, se residua instabilità marcata, si valuta con l’ortopedico l’eventuale indicazione chirurgica.
La struttura della caviglia e il rischio di instabilità
L'articolazione della caviglia è composta dalla tibia, dal perone e dall'astragalo, ed è stabilizzata da vari legamenti, tra cui (sul segmento laterale) troviamo il legamento peroneo-astragalico anteriore, il peroneo-astragalico posteriore e il peroneo-calcaneare. Quando uno o più di questi legamenti subisce una lesione, l'articolazione può diventare instabile, portando all'instabilità cronica di caviglia, molto frequente negli sportivi. Studi recenti legano questa condizione non solo al danno meccanico, ma anche a un deficit di controllo neuromuscolare: ecco perché il rinforzo dei peronei e l’allenamento propriocettivo sono ritenuti cardini della prevenzione.
La riabilitazione in tre fasi
Per evitare il rischio di dolore cronico e instabilità, la riabilitazione deve seguire un percorso suddiviso in tre fasi:
1. Fase I: protezione e riposo attivo
Gonfiore e dolore si affrontano con bendaggi compressivi, elevazione e movimenti dolci delle dita. Il fisioterapista controlla che il carico a terra sia “a dolore zero”, correggendo eventuali compensi.
2. Fase II: recupero di mobilità, forza ed equilibrio
Si lavora sulla dorsiflessione (spesso la prima a ridursi), sul rinforzo dei muscoli stabilizzatori e su esercizi di equilibrio a occhi aperti e chiusi. I progressi vengono misurati con semplici test - per esempio il salto monopodalico.
3. Fase III: ritorno allo sport e prevenzione recidive
Dalla quarta-sesta settimana in poi si introducono salti multidirezionali, cambi di direzione e progressioni di corsa. A casa il paziente mantiene un mini-programma di 15 minuti, due-tre volte a settimana, che include squats monopodalici su cuscini instabili e rinforzo dei peronei con elastici.
Conclusioni
La distorsione alla caviglia è un trauma piuttosto frequente; tuttavia, se gestita correttamente, si può prevenire l’insorgenza di dolore cronico e di instabilità articolare. Fondamentale è seguire un piano riabilitativo su misura, costruito sulle evidenze scientifiche più aggiornate e basato sul principio del carico graduale. Il fisioterapista è la figura che monitora quotidianamente i sintomi, adatta gli esercizi e sostiene il paziente, consentendogli di rientrare al più presto - e in sicurezza - nelle attività quotidiane o sportive, con maggiore consapevolezza del proprio corpo e un rischio ridotto di recidive. Per un recupero ottimale affidati a professionisti qualificati come il Gruppo di Fisioterapia USI, che saprà guidarti passo dopo passo lungo tutto il percorso.
Dott. Gioele Di Bartolomeo
Fisioterapista, Orthopaedic Manual Physical Therapist (OMPT)
Jessica Petrangeli
Giornalista