05-05-2025
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Salute
Allergie stagionali: è arrivata la grande stagione dei pollini
Dott. Battista Roberto Polillo
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Con l’arrivo della primavera prende il via la stagione delle allergie ai pollini, un fenomeno che interessa milioni di persone in Italia e nel mondo. Nei mesi di aprile, maggio e giugno, molte specie arboree iniziano a rilasciare grandi quantità di pollini, indispensabili per la loro riproduzione. Tuttavia, per i soggetti allergici, questa fase coincide con l'insorgere di disturbi respiratori e oculari, comunemente noti comepollinosi.
Cosa sono i pollini e perché causano allergie
Dal punto di vista biologico i pollini sono i gameti maschili delle piante e svolgono un ruolo fondamentale nella loro riproduzione. Hanno dimensioni comprese tra 10 e 30 micron e trasportano al loro interno una serie di allergeni pollinici, molecole capaci di scatenare reazioni allergiche in soggetti predisposti.
L’inalazione dei pollini può provocare manifestazioni allergiche a carico delle vie aeree superiori e inferiori. I pollini rappresentano la principale fonte di allergeni ambientali outdoor, insieme alle spore fungine (Alternaria e, in misura minore, Cladosporium). La loro concentrazione nell’aria dipende da fattori stagionali, climatici e dalla variabilità annuale della fioritura. L'inquinamento ambientale rende più intensi i sintomi inducendo un'irritazione sulle mucose e facilitando la liberazione degli allergeni dai granuli pollinici.
Le forme di pollinosi: quando e come si manifestano
La pollinosi può presentarsi in diverse forme, in base al periodo dell’anno e al tipo di pianta a cui si è allergici. In Italia, si distinguono tre principali tipologie cliniche:
- Forme precoci (gennaio – marzo): causate da piante come le Cupressaceae (cipressi, ginepri) e le Betulaceae (betulla, nocciolo, carpino).
- Forme primaverili (aprile – giugno): dovute a Graminacee, Parietaria spp., Oleacea (es. olivo).
- Forme estivo-autunnali (luglio – settembre): più rare, provocate da Compositae come l’Ambrosia.
Sintomi delle allergie ai pollini
Le allergie stagionali possono manifestarsi con una varietà di sintomi, spesso combinati:
- Congiuntivite allergica: prurito, arrossamento oculare, lacrimazione, fotofobia.
- Rinite allergica (rino-sinusite): starnuti, naso chiuso o che cola, prurito nasale.
- Asma bronchiale allergica: difficoltà respiratoria, respiro sibilante, tosse secca persistente.
- Sintomi orali: prurito al palato, alla gola o alle orecchie, soprattutto nei soggetti con sindrome orale allergica. Una manifestazione spesso presente negli allergici alle Betulacee.
La gravità della sintomatologia può variare da lievi disagi stagionali a forme più persistenti che richiedono terapia continuativa.
I pollini più diffusi in Italia centrale e nel Lazio
In gran parte dell’ Italia centrale, i principali responsabili delle allergie respiratorie da pollini sono:
- Corilacee (nocciolo, carpino, ostrya): fioritura da dicembre a marzo.
- Cupressacee (cipresso, thuja, ginepro): fioritura tra gennaio e marzo, talvolta già da dicembre.
- Betulacee (betulla): diffusa soprattutto al nord, fioritura in aprile-maggio.
- Graminacee: presente in primavera ed estate, causa circa il 50% delle pollinosi.
- Oleacee (olivo): seconda causa di allergia respiratoria nel bacino mediterraneo, fioritura da metà aprile a fine giugno.
- Parietaria: diffusa nel sud Italia, con fioritura prolungata e pollini di piccolo diametro che penetrano profondamente nelle vie respiratorie.
Diagnosi e terapie della pollinosi
La diagnosi è affidata allo specialista allergologo, che può eseguire test cutanei (PRICK TEST) e analisi di laboratorio per individuare le IgE specifiche.
PRICK TEST
Il prick test è un esame diagnostico semplice, rapido e poco invasivo utilizzato per identificare allergie di tipo immediato, come quelle a pollini, acari della polvere, peli di animali, alimenti e altri allergeni ambientali come Alternativa, una muffa presente negli ambienti esterni e responsabile talvolta di asma nel bambino.
In cosa consiste il prick test?
Si esegue applicando una goccia di estratto allergenico sulla pelle (solitamente dell’avambraccio) e poi pungendo leggermente la cute con una lancetta sterile, in modo da far penetrare l’allergene negli strati superficiali della pelle.
Quanto tempo serve?
Dopo circa 15-20 minuti, si osserva la reazione: se compare un ponfo arrossato e pruriginoso (simile a una puntura di zanzara) nel punto dell'applicazione, significa che la persona è sensibilizzata a quell’allergene.
Cosa rileva?
Il prick test misura la risposta immunitaria mediata dalle IgE (immunoglobuline E), che sono coinvolte nelle reazioni allergiche. Non è utile per le allergie ritardate o per intolleranze alimentari non mediate da IgE.
Cosa evitare prima del test?
Ogni trattamento con antistaminici orali o cortisonici ad alte dosi va interrotto una settimana prima dell'esecuzione del test onde evitare risposte falsamente negative.
Terapie disponibili
1)Immunoterapia specifica desensibilizzante: unica terapia causale per modificare la risposta immunitaria.
2)Terapia sintomatica: cortisonici locali (spray nasali o colliri), antistaminici orali o topici, broncodilatatori e farmaci per via inalatoria in caso di asma.
Una corretta gestione preventiva, unita al monitoraggio dei bollettini pollinici, consente di ridurre l’esposizione e migliorare la qualità della vita dei soggetti allergici.
Dott. Battista Roberto Polillo
Specialista in Allergologia e Immunologia clinica
Jessica Petrangeli
Giornalista