08/01/2024
Il sonno è un'attività essenziale per la salute fisica e mentale dell'uomo. Durante il sonno il corpo si rigenera, si consolida la memoria e si rafforza il sistema immunitario. Quando il sonno è disturbato può, invece, insorgere una serie di problemi di salute, come stanchezza diurna, irritabilità, difficoltà di concentrazione, aumento del rischio di incidenti e malattie croniche.
I disturbi del sonno sono un problema comune che può interessare persone di tutte le età. Si stima che circa il 30% degli adulti nel mondo soffra di patologie correlate a disturbi del sonno che possono essere causate da vari fattori: fisici, psicologici e ambientali.
I più frequenti disturbi correlati al sonno sono: insonnia e sonnolenza diurna eccessiva.
- L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato da difficoltà di addormentamento, di mantenimento del sonno o da risvegli notturni; diventa patologia quando si presenta almeno tre volte a settimana e dura da tre mesi;
- La sonnolenza diurna eccessiva è la tendenza ad addormentarsi durante le ore di veglia.
Mentre la sonnolenza diurna eccessiva non rappresenta in sé una malattia e può essere un sintomo di vari altri disturbi correlati al sonno, l’insonnia può essere una malattia autonoma, coesistere con altri disturbi o anche essere un sintomo di altre patologie: neurologiche, psichiatriche, internistiche, etc.
Vi sono, infine, le parasonnie, cioè eventi anomali correlati al sonno quali terrori notturni, sonnambulismo, etc.
Il sonno si distingue in: sonno NREM (non-rapid eye movement) e sonno REM.
- Sonno NREM: non associato a ‘’movimenti rapidi oculari’’, occupa circa il 75-80 % del sonno totale degli adulti; può essere suddiviso in tre stadi caratterizzati da un progressivo aumento della profondità del sonno (daN1 a N3). Lo stadio N3 è detto sonno profondo; in questa fase c’è la più alta soglia di risveglio e viene percepito dalle persone come ristoratore;
- Sonno REM: associato ‘’a movimenti oculari rapidi’’, normalmente segue le fasi del “NREM”, occupa il 25% del sonno totale ed è caratterizzato da una marcata riduzione del tono muscolare e dalla presenza dei sogni.
Durante una notte di sonno si passa attraverso i 3 stadi di sonno NREM, seguiti da un periodo di sonno REM; l’intero ciclo si ripete circa 5-6 volte per notte. Brevi periodi di veglia, chiamati fase W (Wakefulness), si verificano periodicamente.
Il fabbisogno di sonno è ampiamente variabile, va dalle 6 alle 10 h/24h; i neonati dormono molto, negli anziani lo stadio N3 del sonno - il sonno profondo - a volte si riduce fino a scomparire e il sonno diviene frammentato: questo in parte spiega la sonnolenza diurna degli anziani.
Alcuni disturbi possono causare insonnia, altri sonnolenza, altri entrambe; la prima conseguenza dell’insonnia è… la sonnolenza.
Cause dell’insonnia
L’insonnia può essere causata da:
- Disturbo idiopatico del sonno:
- insonnia da adattamento derivante da situazioni stressanti che disturbano il sonno (ospedale, separazione, etc.);
- insonnia psicofisiologica: ansia preventiva al pensiero di un’altra notte insonne, che persiste oltre la risoluzione della causa che ha provocato l’insonnia;
- Inadeguata igiene del sonno, cioè comportamenti che non favoriscono il sonno:
- consumo di caffeina o di altre sostanze stimolanti vicino al sonno notturno o anche nel pomeriggio per i più sensibili;
- esercizio fisico intenso serale;
- eccitazione nelle ore serali (es: trasmissione televisiva, libro emozionante, etc.);
- Ciclo sonno - veglia irregolare: jet lag, lavoro con frequenti turnazioni, etc.;
- Patologie organiche che provocano dolore e/o angoscia come artrite, neoplasie, etc.;
- Patologie psichiatriche, la maggior parte delle quali è associata a eccessiva sonnolenza diurna ed insonnia.
L’eccessiva sonnolenza diurna può essere causata da:
- Sindrome del sonno mancante, cioè quando, anche se ci sono tutte le condizioni per farlo, non si dorme abbastanza la notte per impegni sociali, lavorativi o altro;
- Apnea ostruttiva del sonno: episodi, durante il sonno, di parziale o completa ostruzione delle vie aree superiori, con blocco del respiro per più di 10’, spesso associato al fenomeno del russamento e a risvegli improvvisi con fame d’aria, e si manifestano con un sonno non riposante;
- Varie patologie mediche, neurologiche (es. narcolessia, disturbo da movimento periodico degli arti) e psichiatriche;
- Disturbi del ritmo circadiano: incoerenza tra i ritmi sonno/veglia e i cicli luce/buio esterni (jet lag, turni).
Diagnosi
L'approccio alla diagnosi di insonnia e sonnolenza diurna inizia con un'anamnesi completa, in cui il medico chiede al paziente informazioni sui suoi sintomi, sulla sua storia medica e sullo stile di vita. Il medico può anche chiedere al paziente di compilare un diario del sonno, che può aiutare a valutare la qualità del sonno.
In alcuni casi il medico può richiedere ulteriori test diagnostici come:
- Esame fisico, per escludere la presenza di condizioni mediche che possono causare disturbi del sonno, come l'apnea notturna, il reflusso gastroesofageo o il dolore cronico;
- Esami del sangue, per verificare la presenza di eventuali problemi medici o di abuso di sostanze;
Se necessario, esami diagnostici più specifici:
- Polisonnografia: un esame che registra l'attività cerebrale, cardiaca, respiratoria e muscolare durante il sonno. La polisonnografia può essere utilizzata per diagnosticare l'apnea notturna e altri disturbi del sonno;
- Test delle latenze multiple del sonno: valuta la rapidità dell’addormentamento in 4-5 sonnellini diurni in 2 h di distanza l’uno dall’altro e viene utilizzato per la diagnosi di narcolessia;
- Test del mantenimento dello stato di veglia: i pazienti devono rimanere svegli in una stanza silenziosa in 4 successivi tentativi a 2 ore di distanza l’uno dall’altro.
Nella valutazione dei pazienti con sonnolenza eccessiva si richiedono anche la funzionalità epatica, renale e tiroidea.
Trattamento
Il trattamento dell’insonnia e della sonnolenza diurna è la cura delle cause (es. dolore, depressione, etc.).
L’insonnia può a volte persistere anche dopo che la causa sia stata trattata, allora due sono le principali opzioni:
- Terapie farmacologiche
- Interventi sul comportamento.
Le prime si possono complementare con i secondi.
I farmaci possono essere utili nelle fasi iniziali per rompere il circolo vizioso dell’insonnia mentre l’approccio comportamentale è essenziale in un’insonnia che persiste da tempo.
I farmaci ipnotici sono utili in situazioni stressanti (es. ospedalizzazioni), jet lag, disturbi del sonno associati a condizioni mediche e psichiatriche.
Questi farmaci dovrebbero essere impiegati solo per brevi periodi perché perdono la loro efficacia e danno dipendenza.
Discorso a parte merita la melatonina, che non è un ipnotico ma un ormone secreto dalla ghiandola pineale. L’oscurità ne stimola la secrezione e la luce la inibisce. Assunta per via orale può essere efficace nell’insonnia ritardata (ritardo nell’addormentamento). Deve essere assunta nelle prime ore serali, tipicamente da tre a cinque ore prima di coricarsi e con una dose bassa (da 0,5 a 1 mg).
Gli interventi sul comportamento mirano, invece, a cambiare le abitudini che non favoriscono il sonno e ad insegnare strategie che permettono di gestire gli effetti dell’insonnia.
Dott.ssa Maria Teresa De Liso
Neurologa
U.S.I. Piazza Vittorio - Via Machiavelli, 22
USI Doc Tuscolana - Via Tuscolana, 212/f
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