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Piede piatto nel bambino: come identificarlo, prevenirlo e trattarlo.

Piede piatto nel bambino: come identificarlo, prevenirlo e trattarlo.

30/07/2018

Molti bambini hanno un piede piatto fisiologico, che è quasi uniformemente asintomatico e flessibile. Quando i piedi piatti diventano dolorosi e/o rigidi, c’è spesso un ruolo per il coinvolgimento ortopedico nella cura del piccolo paziente. 
Denominato in termini medici “piede pronato valgo”, il piede piatto (in latino pes planus) è un disturbo piuttosto diffuso nei Paesi occidentali, ed è contraddistinto:
  • da un arco plantare piatto che determina un contatto totale della pianta del piede al terreno quando il soggetto si trova in posizione eretta;
  • dal calcagno deviato verso l’esterno.
Piedi piatti nel bambino, quando è il caso di preoccuparsi? 
Va detto che fino ai 5 anni del bambino, questa condizione è del tutto normale e costituisce una specifica fase dello sviluppo del piede del piccolo. La volta plantare, infatti, in seguito a una modificazione spontanea dell’assetto del retropiede, crescerà gradualmente nel corso dell’infanzia. Si tratta, dunque, di una sorta di “difesa del corpo” ascrivibile ad un accumulo adiposo sottocutaneo che, nei primi anni di vita, garantisce un’adeguata protezione all’ossatura, ancora fragile, del bambino. 
 
 
Piedi piatti nel bambino, quando consultare uno specialista.
Qualora – pur trattandosi di una condizione fisiologica – si rilevi nel soggetto affetto da piedi piatti una sintomatologia dolorosa (generalmente ai piedi, alle caviglie e alle ginocchia) è opportuno rivolgersi ad uno specialista. D’altra parte, va sottolineato che, all’incirca in una persona su sette, questa condizione si protrae nel tempo, ovvero non scompare in età scolare e può essere considerata, pertanto, patologica. 
 
 
Piede piatto, quali sono le cause.
Le principali e più diffuse cause che determinano il piattismo patologico sono:
  1. peso corporeo eccessivo (che grava sulle estremità del corpo);
  2. traumi subiti dal piede o dalle caviglie;
  3. artrite reumatoide infantile;
  4. fattori congeniti.
Inoltre, si è soliti associare ai livelli di gravità del piede piatto tre tipologie di stadio: 
 
1° stadio: l’arco plantare è ridotto, ma è tuttavia ancora presente e la sintomatologia dolorosa è assente;
2° stadio: la volta plantare non è visibile e il piede risulta morfologicamente alterato;
3° stadio: l’arco plantare è completamente assente e la deformazione del piede risulta essere irreversibile.
 
 
Diagnostica del piede piatto.
Un’accurata diagnosi di piedi piatti deve essere effettuata attraverso una valutazione completa del paziente (compresi anamnesi, esame fisico, studi di imaging) prima di effettuare qualsiasi trattamento. Di conseguenza, di fronte a una sospetta sindrome pronatoria, lo specialista sottoporrà il bambino a diversi e approfonditi esami clinici. 
 
In primo luogo, dopo la consueta podoscopia – ovvero l’analisi che consente di valutare l’impronta plantare – si effettuerà un baropodometro computerizzato, che permette di scannerizzare il piede e di visualizzare l’immagine sullo schermo del computer. Grazie a questa analisi è possibile rilevare il grado di piattismo dei piedi e, nel contempo, ricavare tutti i dati necessari alla realizzazione di un paio di plantari che si adattino perfettamente alla conformazione del piede. 
Infine si procederà con i classici esami radiografici dei piedi sotto carico. 
 
 
Piedi piatti, quali sono i rimedi.
Coloro che sono affetti da piattismo patologico, al fine di contrastarlo in maniera efficace, possono ricorrere ai seguenti rimedi:
  1. sottoporsi a una fisioterapia “ad hoc”, che consenta di sviluppare i muscoli del piede;
  2. una volta compiuti i 5 anni di età è possibile utilizzare dei plantari ortopedici su misura oppure, in alternativa, delle scarpe di tipo ortopedico: questi strumenti, pur non risolvendo il problema, garantiscono al soggetto una postura corretta, che è fondamentale affinché non si verifichino problematiche a livello di scheletro. D’altra parte, questi dispositivi medici sono utili a migliorare la qualità di vita del paziente;
  3. chirurgia del piede piatto nel bambino: è consigliata solo nei casi di deformità gravi e dolorose, ovvero quando il piattismo risulta molto accentuato. L’intervento mini-invasivo di tipo correttivo a cui si fa riferimento (artrorisi endosenotarsica) consente di migliorare l’anatomia plantare e di correggere la deviazione del calcagno, con la conseguente riduzione della sintomatologia dolorosa e del senso di affaticamento. L’intervento, che viene compiuto in anestesia locale, prevede una piccola incisione al di sotto del malleolo per introdurre una vite tra il calcagno e l’astragalo, così da ostacolare il cosiddetto fenomeno di pronazione (ovvero lo scivolamento delle due ossa).
 
Protesi per il piede piatto.
Oggi le protesine più diffuse sono in titanio (materiale inerte, che non crea reazioni). Quelle che io utilizzo sono realizzate in PIC, un materiale anallergico e radiotrasparente e non vengono più rimosse nel 90% dei casi.
Ad ogni modo, nei rari casi in cui il piccolo paziente avverta fastidio durante le attività sportive e nei cambi di direzione repentini, è possibile rimuoverle ad un anno dall’impianto, senza compromettere la correzione ottenuta; questa tipologia di intervento, consigliabile fino ad un’età limite di 13 anni circa (basandosi sull’età scheletrica del paziente) è decisamente poco invasivo, soprattutto se paragonato ad eventuali correzioni in età più avanzata. 
Quali sono i tempi di recupero? Il giorno successivo il piccolo paziente può camminare con l’ausilio di stampelle e, già dopo 15 giorni, può tornare a praticare sport in acqua (e dopo 30 giorni a correre). Per gli sport che comportano un minimo di rischio traumatico il tempo si estende a 4-6 mesi.
 
Dott. Fabio Treia
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Consulente Ortopedico
U.S.I. Piazza Vittorio - Via Machiavelli, 22

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