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Migrazioni di aggregati di cellule tumorali che portano a metastasi

Migrazioni di aggregati di cellule tumorali che portano a metastasi

26/01/2015

I  ricercatori dell'Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) e dell'Università degli Studi di Milano guidati dal Professor Giorgio Scita, grazie all'utilizzo di un mix di tecnologie all'avanguardia sono riusciti a "tracciare" per la prima volta il comportamento delle cellule tumorali che portano a metastasi e hanno dimostrato come, le cellule tumorali aggregate in gruppo siano più sensibili agli stimoli migratori dovuti alla “chemochina "-proteina a basso peso molecolare dell'organismo della famiglia delle citochine - e acquisiscano la capacità di invadere più efficacemente i tessuti, di resistere alla morte cellulare e, alla fine, di raggiungere i linfonodi e colonizzare organi distanti, causando metastasi.
Questa capacità di aggregazione cellulare si osserva nei linfomi, ed nelle  leucemie croniche, ma si ritrova anche in  tumori solidi come il tumore al seno, il tumore al colon e i melanomi. E’ necessario capire quale sia il motivo per cui si aggregano e individuare un potenziale fattore disgregante che potrebbe contribuire notevolmente all'individuazione di terapie mirate.

Un recente studio della Harvard Medical School ha trovato che nelle cellule tumorali la motilità collettiva consente alle cellule di formare aggregati e di circolare nel sangue, questo è un fenomeno riscontrabile nel 3 % delle cellule tumorali circolanti, ma sono proprio queste cellule tumorali che hanno una potenzialità di invasione metastatica superiore al 50% delle cellule singole.

Giorgio Scita, direttore dell'unità di ricerca Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali presso IFOM e professore all'Università degli Studi di Milano, spiega che si tratta di identificare i meccanismi molecolari e i processi biologici che sono necessari ad  aumentare la capacità migratoria e la resistenza nelle aggregazioni collettive rispetto alle cellule tumorali solitarie.

I ricercatori hanno accertato che applicando alle cellule migranti parametri fisici analoghi a quelli utilizzati in ambito etologico, le cellule tumorali presentano delle dinamiche comportamentali e relazionali praticamente identiche a quelle tipiche di tutte le entità migratorie come gli uccelli o le sardine, che tendono a muoversi in gruppo per confondere l'aggressore.

Solitamente le cellule tumorali che portano a metastasi, migrano in gruppi di almeno 23 elementi, si muovono in modo autonomo e apparentemente casuale, ma perfettamente coordinato e compatto. Al loro interno esiste un leader che guida il gruppo con  le strategie di movimento e indica la rotta da seguire per la migrazione. Durante la  migrazione, un membro del gruppo dà ininterrottamente il cambio al leader di turno che risulta più esposto ai fattori ambientali, consentendogli di riposarsi. In questo modo arrivano a destinazione dove poi prolifereranno.

Grazie all’aiuto di recenti modelli matematici sono stati identificati per la prima volta i vettori che rappresentano motilità, velocità e direzione di ogni singola cellula e che identificano le loro “strategie di volo”. E’ un alternarsi di fasi che caratterizzano il processo migratorio e che sono strettamente interconnessi con la concentrazione di chemochina nell'ambiente che attraversano: “la corsa, compatta e direzionale quando la concentrazione è alta, e la pausa (scandita in rotazione e respirazione) quando la chemochina scarseggia, in modo da verificare dove approvvigionarsi e aggiustare di conseguenza la direzione e per innescare il processo di staffetta”.

Scita, conclude che il risultato emerso dalla ricerca è alla base della capacità di aggregazione e dell'efficienza delle strategie di migrazione con un perfetto  meccanismo di comunicazione tra cellula e cellula. L'obiettivo principale a livello clinico sarà necessariamente quello di individuare un inibitore che in grado di interferire con questi meccanismi di comunicazione intercellulare e disgregare il gruppo, eliminando o riducendo la capacità di migrazione e di chemiotassi.


Dott.ssa Sabrina Del Bufalo
Responsabile Reparto Radioterapia Oncologica
Casa di Cura Marco Polo

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