29/05/2017
Lo studio dell’integrità delle protesi mammarie è una delle più importanti indicazioni all’esecuzione della Risonanza Magnetica (RM) della mammella, il cui impianto viene effettuato a scopo estetico per interventi di mastoplastica additiva bilaterale (75% circa dei casi) o a scopo ricostruttivo (25% circa dei casi) per mammelle sottoposte a quadrantectomia o mastectomia demolitiva a causa di patologie oncologiche.
Nel caso di sospetta rottura protesica l’esame di prima istanza è rappresentato dall’ecografia che presenta tuttavia sensibilità pari al 77% e bassa specificità 69% rispetto alla RM che possiede invece una maggiore accuratezza diagnostica nella valutazione dell’integrità degli impianti protesici, con il grande vantaggio di poter utilizzare sequenze specifiche per la differenziazione del silicone dal circostante tessuto ghiandolare.
Dai dati riportati in letteratura la Risonanza Magnetica viene generalmente considerata la tecnica di scelta per la valutazione delle protesi mammarie, avendo una sensibilità del 72% - 96% ed una specificità del 77% - 100%.
In caso di sospetto mammo-ecografico di rottura o qualora esista un sospetto clinico, rilevato generalmente in maniera autonoma dalla paziente, od infine nella valutazione dello stato di protesi mammarie impiantate da almeno dieci anni (poiché maggiormente suscettibili di rottura), è fondamentale ricorrere alla RM per lo studio mirato delle protesi, metodica ritenuta di gran lunga superiore alla mammografia e all’ecografia.
L’esame di Risonanza Magnetica mammaria per lo studio delle protesi prevede l’utilizzo di apparecchiature ad alto campo (non inferiore a 1,5 Tesla), bobine dedicate per la mammella che permettono lo studio bilaterale sincrono, senza l’impiego del mezzo di contrasto. La metodica è pertanto non invasiva e sicura per la paziente.
Si definisce “rottura protesica intracapsulare” quella condizione in cui c’è perdita di continuità della membrana protesica, con successivo stravaso di gel di silicone non oltre la capsula fibrosa periprotesica.
Si parla invece di “rottura extracapsulare” quando si osserva anche l’interruzione della capsula fibrosa con conseguente migrazione del silicone e/o soluzione salina nei tessuti limitrofi.
La Risonanza Magnetica è in grado, nella maggior parte dei casi, di identificare e valutare entrambi i tipi di rottura protesica.
Fondamentale è l’uso della RM nell'identificazione di rotture protesiche extracapsulari, specie in presenza di siliconomi, di cui va data l’esatta definizione topografica ai fini di una più adeguata pianificazione chirurgica.
La RM mammaria rappresenta quindi il gold standard della diagnostica strumentale relativa alla valutazione delle protesi mammarie.
Dott. Tito Gazzella
Specialista in Radiologia
U.S.I. Prati - Via V. Orsini, 18
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La Risonanza Magnetica Mammaria La RM Mammaria rappresenta una frontiera avanzata e altamente specializzata nell'approfondimento dei dubbi diagnostici sollevati dagli esami di primo livello.
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